La visione fotografica: quello che conta è il perché della fotografia

Viviamo in un presente in cui siamo bombardati dalle immagini, noi stessi le fagocitiamo e le produciamo senza nemmeno guardarle davvero. L’arte della fotografia non è una serie di scatti belli e tecnicamente riusciti ne è pieno  il web, i cartelloni sulle strade, tram, autobus, nei pannelli delle strade rurali. La fotografia non è tutto questo. Il fotografo non è una fabbrica di immagini che vendono, non è una produzione sterile e banale. Il fotografo è un narratore e la macchina fotografica è il suo filtro per raccontare il mondo. 


Cosa è la visione fotografica e perché devi averne una per essere un bravo fotografo

La visione è il perché della fotografia, quello che spinge il fotografo a scattare una foto, a narrare la sua storia. Non basta trovare la visione fotografica per renderti un fotografo completo è solo l’inizio della narrazione visiva. La visione è quello che tu, unico nel tuo essere te stesso trovi bello, interessante, degno di essere narrato.  La visione va inseguita e cambierà nel corso della nostra vita, ma sapere dove stiamo andando farà la differenza quando combatterai con la frustrazione di non avere più nulla da fotografa, quella sensazione che prende tutti gli artisti: il vuoto e la paura di aver perso “il tocco”. Avere una visione può salvarci da tutto questo. La visione fotografica rientra nei concetti dei “perché”della fotografia, perché scatti fotografie? Perché vuoi scattare questa precisa fotografia? Non essere una fabbrica di immagini, chiediti perché vuoi scattare quella fotografia. 

Il segreto della visione fotografica sta nel raccontare quello che ci fa commuovere 

In fotografia si sente parlare spesso del “bello”, la ricerca del bello, il ritratto di una bella persona, spendere tanti soldi per un’attrezzatura spesso inutile che non per forza migliorerà la nostra capacità di scattare, in onore del bello. Ma è davvero il bello che noi vogliamo fotografare? In narrativa fotografica, non sempre bisogna pensare alle foto come rappresentazioni di qualcosa, ma invece, bisogna pensare come se fossimo scrittori che pianificano un romanzo. Non dobbiamo fotografare il bello, ma quello che ci fa commuovere. Questo sentimento, di cui si dice che solo i più sensibili esseri umani ne sono sopraffatti è quello che ci spinge a scattare una foto o narrare un evento. Non dev’essere per forza “qualcosa”che i fa commuovere, ma anche un’idea, una sensazione, un colore, un profumo può smuovere i nostri animi. Per me è la nostalgia, che ritrovo nei dettagli, spesso sgranati di vecchie fotografie, quella luce che rende tutto più malinconico e decadente, quella sensazione di tempi ormai passati ma che restano impressi nella memoria, la mia fotografia è questo, i miei romanzi sono questo. Ovviamente sta a te capire cosa ti fa commuovere, potrebbe essere un sentimento radicato nella tua coscienza, un tratto che ricerchi costantemente nelle persone, uno stile di vita, una serie di oggetti, non esiste risposte giusta, esiste la tua visione quello che ti porta a dire “devo raccontare questa storia”mentre tiri fuori la tua macchina fotografica dalla borsa. 


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LitNerd &  Storyteller

Lavoro con le storie. Sul mio blog analizzo libri, difendo a spada tratta il genere fantasy, affondo le dita nella teoria della letteratura e racconto le bellezze della Roma letteraria.

Non paga di questo ho anche un podcast, dove parlo di libri e del viaggio (inaspettato) nella letteratura.

Primo romanzo in stesura.